Eccomi con un’altro articolo su una viola Gasparò da Salò, uno degli autori a cui mi ispiro maggiormente. Le sue viole infatti rispecchiano appieno il mio ideale acustico. Le effe grandi, le ampie bombature e la forma conferiscono a questi strumenti un suono aperto e potente, molto scuro e ricco.
Inoltre la lavorazione molto antichizzata di questi strumenti, che a tratti può sembrare rozza, libera gli strumenti ad arco dalla loro delicatezza. Ci si sente più a proprio agio suonando uno strumento apparentemente già vissuto e un’eventuale graffio non rappresenterà un dramma come su uno strumento scintillante, uno di quelli più simili ad un automobile che ad un opera artigianale.
La misura di questo strumento è di 42 cm. Ho scelto di stringere leggermente la parte superiore del corpo rispetto ai modelli precedenti, questo mi ha portato anche a scegliere delle effe differenti, più sinuose, ma sempre nello stile bresciano.


La testa è nel tipico stile di Gasparo, molto possente e ricca di segni di lavorazione.




Il legno della tavola è un abete molto leggero, proveniente dalla zona di Paneveggio/Caoria, pensate che il peso della tavola senza catena era di circa 70 grammi.
Per l’acero invece ho scelto un acero di taglio tangenziale, ho cercato per quanto possibile di centrare la venatura su entrambi gli assi, è un legno che mi ha subito colpito per la il carattere poco marezzato ma comunque complesso.


I filetti di questa viola sono in ebano e bosso, come nello stile bresciano. Gasparo eseguiva la filettatura con tre striscie di legno separate e le incollava una volta inserite nel canale, per questo è frequente vedere uscire parti del filetto dalla tavola negli strumenti originali. Una caratteristica molto peculiare che ho imitato in questa viola.

Ecco la voce di questo strumento. La prima è una composizione di Hummel e la seconda un estratto da un duetto per e violino viola di Bartolomeo Bruni.
Grazie a Luciano Olzer per le fotografie!